Un martedì qualsiasi è stato scosso in mattinata dalla notizia più inaspettata di tutte: la Roma, per mano dei proprietari arrivati a Roma, ha scelto di esonerare Josè Mourinho con effetto immediato. Un fulmine a ciel sereno che spacca la tifoseria, divisa tra chi si è sempre impersonato nel tecnico di Setubal, nella sua dialettica, nel suo atteggiamento e nella capacità innata di essere – volente o nolente – parafulmine e accentratore di tutte le attenzioni mediatiche e chi invece aveva da tempo storto il naso per la qualità del gioco espresso nonostante il terzo monte ingaggi della Serie A e due campioni davanti come Lukaku e Dybala.
Quanto visto in campo è stato il motivo principale della scelta della dirigenza che tra le sconfitte contro Juventus e Milan in campionato ma soprattutto nel derby di Coppa Italia, ha ritenuto fosse necessario cambiare rotta. Tifoseria divisa: da una parte i fedelissimi di Josè, eternamente grati per la coppa di Tirana che ha interrotto un digiuno decennale, dall’altra, quelli che sottolineano come la Roma ormai non avesse un gioco e il solito atteggiamento “battagliero” non bastava più.
Al suo posto Daniele De Rossi: il cuore di Roma, il tifoso in campo che non ha mai fatto segreto sul sogno di poter allenare un giorno la sua Roma. Per alcuni una scelta di comodo della dirigenza, un modo in cui tutelarsi, una sola esperienza da allenatore alla Spal, conclusasi con un esonero, non si sa se basterà a risollevare una squadra che è apparsa stanca e priva di idee: quello che è certo però, è che se la richiesta della dirigenza e della tifoseria è qualcuno che abbia a cuore l’ideale e i colori giallorossi, allora la scelta di De Rossi è quella giusta. Ai posteri l’ardua sentenza.