Ieri sera a Madrid è stato presentato il film di Dazn dedicato a Ronaldo e intitolato “Il Fenomeno”. Una notte emozionante come il documentario, nel quale Ronaldo si apre raccontando il dramma vissuto tra il 1998 e il 2002, con il doppio infortunio al ginocchio destro.
EMOZIONE VERA
“Sì che ho pianto – ha detto ieri sera Ronaldo sul palco del Cine Callao –. Tanto la prima volta che l’ho visto a Londra, ma un paio di volte anche stasera. Sono 90 minuti, ma per me è come se fosse un secolo, un’eternità. Con tutto l’ottimismo del mondo e con tutto l’amore che ho per il calcio ci sono stati momenti in cui non sapevo dov’ero e dove andavo. Non capivo perché mi succedevano tante cose negative. Perché succedevano a me, che sono una brava persona, che sono onesto, simpatico, almeno ogni tanto, che sorrido sempre. Una persona alla quale tutti vogliono bene. Non lo capivo. Però poi alla fine alle persone oneste che si comportano bene e lavorano duro Dio riserva momenti spettacolari. Uffff, mi emoziono”.
SALUTE MENTALE
Applausi della sala. Poi Ronaldo riparte: “C’è tanto dramma nel film. Torni indietro e vedi le decisioni difficili che devi prendere, quando sei un ragazzo di 22-23 anni. E senza alcun aiuto psicologico. È stato incredibile. Essere protagonista di questa storia mi è costato tanto. A quell’epoca non si parlava di salute mentale dei giocatori, oggi si. A quell’epoca eravamo come guerrieri, ci buttavano nell’arena per vedere chi ne usciva vivo, era più o meno così. La pressione che sentivo mi spingeva ogni volta di più verso il basso e un ragazzo così giovane non sa come comportarsi, come affrontare tutto questo, con tante cose molto grandi che gli succedono. Ho fatto una gran fatica, e ho imparato tanto prendendo ceffoni da ogni parte. Oggi a guardare indietro si vede tanto tanto dramma. Però anche un finale molto molto lieto. Devo la mia vita al calcio, continuo nel calcio e resterò nel calcio tutta la mia vita”.
N TERAPIA
Del tema psicologico Ronaldo ha parlato anche con Marca: “Oggi faccio terapia, ho iniziato due anni e mezzo fa e mi ha aiutato a capire molto meglio anche cosa ho sentito prima. Guardo indietro e si, vedo che siamo stati esposti a uno stress mentale molto, molto grande e senza alcuna preparazione specifica. In quel periodo nessuno si preoccupava della salute mentale dei giocatori. Oggi è diverso, c’è grande attenzione al tema, i giocatori vengono studiati e analizzati. Ai miei tempi queste cose non si facevano, e il calcio può portare a grande stress che può essere determinante per il resto della vita. Il tema era ignorato totalmente nella nostra generazione. Tanti giocatori sono passati per momenti terribili, depressione compresa, per la mancanza di privacy o di libertà. I problemi erano molto evidenti, però le soluzioni poco disponibili”.Il demone della depressione: ne parla, con gli spagnoli di “Marca”, Ronaldo il Fenomeno, in occasione della presentazione del docufilm di Dazn sulla sua vita, dal titolo “L’ascesa, la caduta e la redenzione di Ronaldo”. Parlando con Roberto Carlos, nel documentario il campione brasiliano tocca anche il tema della salute mentale. “Sì, oggi faccio terapia – racconta l’ex idolo dei tifosi Inter (tra tanti altri) -. Sono passati due anni e mezzo e capisco molto meglio anche quello che avevo provato prima. Vengo da una generazione in cui eri gettato nella mischia e dovevi cavartela al meglio senza la minima possibilità di chiedere aiuto. Guardo indietro e vedo che sì, siamo stati esposti a uno stress mentale molto, molto grande e senza alcuna preparazione per questo. Anche perché non c’era alcuna preoccupazione per la salute mentale dei giocatori. Oggi sono preparati molto di più, ricevono le cure mediche necessarie anche per affrontare la giornata e i giocatori vengono studiati di più: i profili di ciascuno, come reagiscono, come dovrebbero reagire… Ai miei tempi non c’era niente di questo. Si sa da una vita che il calcio può essere fonte di grande stress ed avere un peso enorme nel resto dell’esistenza di un calciatore”.
CONFRONTO ASSENTE
Era impossibile, in quegli anni, confrontarsi con qualcuno. “Molti, ovviamente, hanno attraversato momenti terribili, anche di depressione, per mancanza di privacy, mancanza di libertà… È vero che i problemi erano molto evidenti, ma le soluzioni non erano subito disponibili”.
Fonte: Gazzetta dello Sport