Nelle simulazioni sul comportamento degli pneumatici a Monte Carlo hanno evidenziato pochi picchi di stress su questo circuito cittadino. Saint Devote, Chicane del Porto e la Esse delle Piscine sono i punti dove si genera più energia sulle gomme anteriori.
Un Gran Premio di Monaco in cui il pilota gioca ancora un ruolo determinante. La pista cittadina copre un totale di poco più di 3.3 km, che ne fanno il circuito più breve del Mondiale e con la velocità media più bassa, a causa della sede stradale sinuosa e stretta.
Per l’occasione le monoposto presentano delle soluzioni aerodinamiche specifiche con elevata deportanza e un raggio di sterzata ridotto per poter affrontare alcune curve molto strette, come la curva 6 della Vecchia Stazione.
Gli pneumatici non dovrebbero soffrire molto sulle strade del Principato a differenza dei freni che invece sono molto sollecitati.
In particolare ci sono alcune frenate decisamente critiche, Pirelli ha deciso di portare le tre mescole più morbide dell’intero set, la C3, C4 e C5, come consueto per un circuito cittadino standard come quello di Monaco.
Due delle nove frenate previste sul Circuit de Monaco sono considerate altamente impegnative per i freni, 3 sono di media difficoltà e le restanti 4 sono leggere. La più dura per l’impianto frenante è quella dopo il traguardo, la Santa Devota: le monoposto vi arrivano a 283 km/h e scendono a 113 km/h in soli 85 metri.
Come tutti i circuiti cittadini, è prevedibile che non ci sia molta usura, data la natura poco abrasiva del manto stradale. D’altro canto, c’è invece da aspettarsi una grossa evoluzione del grip offerto dall’asfalto, che tenderà a essere sempre maggiore con l’aumentare della gommatura della pista, giro dopo giro.
La strategia a una sosta è solitamente la norma a Monaco, ma c’è una finestra di pit stop piuttosto ampia e i tempi delle soste possono essere influenzati da safety car che entrano in azione molto spesso in questo circuito a causa delle vie di fuga limitate. Non c’è che attendere e godersi lo spettacolo.