Siamo appena alla seconda giornata ma i dubbi dello scorso anno sul tipo di gioco di Sarri sono già tornati tutti sul tavolo.
A Torino contro l’undici di Juric, il tecnico toscano schiera una formazione con un centrocampo muscolare e poco qualitativo con Cataldi, Vecino e un Milinkovic sottotono e lascia in panchina “l’antipatico” Luis Alberto e Marcos Antonio.
La Lazio subisce il Torino per tutto il primo tempo anche se l’unica vera occasione da Gol capita a Marusic su una intuizione di Zaccagni.
I biancocelesti cercano il bandolo della matassa con il tiki taka da dietro ma il pressing dei granata interrompe spesso l’azione di gioco che non si sviluppa mai in modo armonico.
Nel secondo tempo, il calo di intensità del Torino favorisce la Lazio che prende più frequentemente il comando del gioco e non passa in vantaggio per sfortuna sul tiro a botta sicura di Immobile dopo un corpo a corpo con Buongiorno e successivamente con Milinkovic e Luis Alberto che non riescono a concludere in porta dopo due azioni molto belle e ben congeniate.
La Lazio diventa qualitativa e pericolosa quando in campo scende Luis Alberto, esattamente come con il Bologna.
L’impressione è che i biancocelesti siano una formazione qualitativa con calciatori capaci di saltare l’uomo (Zaccagni, Anderson, Pedro….) di lanci a scavalcare la difesa e liberare Immobile (Milinkovic, Luis Alberto come assistmen), di portare palla a centrocampo (Luis Alberto, Milinovic, Marcos Antonio).
Invece, la Lazio gioca con un tika taka stucchevole e che spesso porta la difesa fuori posizione quando gli avversari riescono ad interrompere la fitta rete di passaggi, per lo più inconcludenti che partono dalla difesa.
L’idea è che la Lazio sia più forte di così e che il frano a mano siano proprio le idee di Sarri il quale predilige giocatori meno fantasiosi, più votati al sacrificio ma anche meno in grado di fare la differenza.
Fu così lo scorso anno quando Luis Alberto partì più volte dalla panchina è così quest’anno dove Vecino fa il titolare dopo pochi giorni di presenza nel gruppo scavalcando Basic, Luis Alberto, Marcos Antonio.
Anche la presenza di Cataldi sembra oggi una forzatura: il calciatore del vivaio laziale è un’ottima alternativa ma non sembra un titolare in grado di determinare la superiorità a centrocampo e quando, come ieri, la squadra non riesce a liberare Lazzari in profondità, le fonti di gioco diventano sterili.
Nell’ambiente romano sponda Lazio gira la voce sempre più frequente: “ma quanto tiriamo!”.
La società ha dato fiducia a Sarri cercando di acquistare calciatori con un profilo compatibile con il suo gioco ma questo gioco fatica ad arrivare e seppure siamo all’inizio del campionato, rimane sempre la vecchia regola: “sono i calciatori forti che fanno vincere le partite”, oppure vogliamo credere che avere o non avere Immobile davanti sia la stessa cosa?
Vecino vale Luis Alberto? Si mettano da parte i fondamentalismi tattici e si torni a dar credito alla classe e alla qualità.